Il termine è molto efficace: deriva epigenetica. Ovvero, come i fattori ambientali incidono su quel processo chiamato invecchiamento.
Le nostre cellule si riprogrammano ogni giorno. Si rigenerano a pacchetti, con tempistiche e durata diverse (ad esempio quelle delle ossa durano dieci anni, quelle della pelle meno di un mese).
Eppure il corpo, nel suo insieme, invecchia.
Oggi però sappiamo con certezza che, se la sequenza genica rimane immutata, l’espressione dei geni CAMBIA a seconda dell’impatto di fattori come stress, inquinamento, mancanza di ossigeno, stress ossidativo, metalli pesanti, campi elettromagnetici, carenze nutrizionali.
Epigenetica: il DNA non è il tuo destino
Non ci stancheremo mai di ripeterlo, come un mantra: il determinismo genetico e paradigmi come quello di Crick, che vedevano nella sequenza genica immutabile la spiegazione di tutta la realtà biologica, hanno dovuto man mano abdicare a favore di una nuova consapevolezza.
L’espressione dei nostri geni dipende per oltre il 90% da fattori ambientali.
Oggi, come afferma Ernesto Burgio nella sua monografia Ambiente e Salute, possiamo serenamente affermare, alla luce di centinaia di ricerche, che
l’ambiente non solo influenza, ma risulta determinante ai fini dell’espressione dei geni, della produzione di proteine, dell’equilibrio dell’organismo e della salute.
La deriva epigenetica è un processo reversibile? Le informazioni provenienti dall’ambiente determinano il fenotipo contenuto in potenziale nel genoma.
Capire quali fattori stanno danneggiando la persona può consentirci di intervenire?
Deriva epigenetica: quali cambiamenti determinano l’invecchiamento?
L’età cronologica è semplicemente il numero di anni di vita di una persona.
L’età biologica invece riflette i cambiamenti fisiologici che si verificano nel corpo nel corso del tempo.
La deriva epigenetica –come i fattori ambientali determinano l’invecchiamento- è stata proposta come possibile biomarcatore dell’età biologica, in quanto fornisce indicazioni sui cambiamenti molecolari alla base del processo di invecchiamento.
Nella fattispecie, la deriva epigenetica coinvolge i cambiamenti nei modelli di metilazione del DNA che si verificano nel tempo.
Cosa determina questi cambiamenti? Molteplici fattori, tra cui l’esposizione a tossine ambientali, scelte di vita e predisposizioni genetiche.
Lo studio dell’Università delle Georgia: la deriva epigenetica nel processo di invecchiamento
Uno studio dell’Università della Georgia ha preso in esame il genoma dei topi e il disordine epigenetico associato alle varie età.
I ricercatori hanno osservato che i cambiamenti nei modelli di metilazione del DNA, caratterizzati da una maggiore variabilità o “disordine”, sono fortemente correlati all’età sia su scala regionale che globale.
Circa il 30% del genoma presenta un disordine epigenetico associato all’età.
I percorsi cruciali sono quelli della riparazione del DNA, dell’infiammazione e della senescenza cellulare.
La disregolazione di questi processi contribuisce all’accumulo di danni legati all’età e all’insorgenza di varie malattie legate all’età.
Stress ossidativo e infiammazione: due fattori cruciali della deriva epigenetica
Se le modifiche epigenetiche cadono su queste aree determinanti, inficiando la riparazione del DNA e favorendo l’infiammazione, vengono accelerati i processi tipici dell’invecchiamento.
Ad esempio, i cambiamenti epigenetici nei geni coinvolti nell’ infiammazione possono portare a infiammazione cronica di basso grado, una condizione nota come inflammaging. Essa apre la porta a malattie cardiovascolari, cancro e disturbi neuro degenerativi.
In particolare, sembra che il tasso metabolico di un individuo determini la sua aspettativa di vita: secondo gli studi, maggiore è la produzione di ROS, minore è la durata della vita.
Le scorie dell’attività metabolica, fra cui i radicali liberi, devono quindi essere modulate in modo che non accelerino il processo di invecchiamento.
Metilare il DNA per evitare la deriva epigenetica e rallentare l’invecchiamento
Un altro aspetto sotto osservazione è la metilazione del DNA: i gruppi di metile (-CH3) compiono modificazioni epigenetiche, bloccando l’espressione di un gene e disattivandolo.
Quando il DNA è metilato, la cromatina, che è il portatore della informazione genetica, viene condensata, mentre la acetilazione degli istoni stimola la trascrizione, ponendo la cromatina in forma aperta.
Un esperimento eseguito nel 2003 su topi agouti, malattia che determina colorito giallo e obesità, ha consentito di modificare la patologia donando gruppi di metile: il gene che determinava la malattia è stato spento. Analizzare il profilo epigenetico di un individuo, potrebbe prevedere la sua suscettibilità a certe malattie legate all’età e adattare di conseguenza le strategie preventive o terapeutiche. Questo approccio personalizzato all’invecchiamento potrebbe rivoluzionare l’assistenza sanitaria.
Metilazione del DNA: il potere di SAM-e
SAM-e, adenosil metionina, è il nutraceutico capace di influire sulla metilazione del DNA.
La metilazione si riduce con l’età, determinando una diminuzione di molti interventi di disintossicazione e di riparazione che l’organismo deve eseguire momento per momento al fine di mantenere un buon stato di salute. L’integrazione di SAM-e è un’opzione da considerare qualora si desideri mantenersi in buona salute in condizioni di stress e con l’avanzare degli anni.
La s-adenosilmetionina è una sostanza endogena ad attività metilante, che si ricava in maniera esigua dagli alimenti e che sarebbe bene integrare per il nostro benessere. Noi possiamo, donando gruppi di metile, favorire la miglior espressione genetica. CELLFOOD SAMe è un donatore di metile.
Tra i vantaggi offerti dai donatori di metile, abbiamo la protezione nei confronti di tumori, malattie cerebrali e quelle del sistema nervoso, disturbi epatici ed invecchiamento.