PROPRIETA’ DETOSSIFICANTI DEL SULFORAFANO

PROPRIETÀ DETOSSIFICANTI DEL SULFORAFANO

Mauro Miceli 

Specialista in Farmacologia e in Biochimica Clinica

già Docente Agg. Scienze Lab Biomediche – Università di Firenze

Docente a c. Università N. Cusano e Consorzio Universitario Humanitas – Roma

Consulenza Scientifica Epinutracell

Le specie Crocifere appartengono al genere Brassica (famiglie Brassicaceae e Cruciferae) e comprendono verdure come broccoli, cavolfiori, cavoli, cavolini di Bruxelles, crescione, ravanelli, cavoli e senape. Queste verdure rappresentano una buona fonte di sostanze fitochimiche, inclusi composti fenolici, glicosidi solforati e carotenoidi. Tuttavia, il loro potenziale anticancerogeno e antiossidante è stato attribuito principalmente al loro elevato contenuto di glucosinolati (GSL).

I GSL, chimicamente parlando, sono tioglucosidi con un gruppo ciano e un gruppo solfato, che comprendono quasi 120 composti chimicamente stabili. Quando i tessuti di queste piante vengono lavorati mediante taglio, cottura, congelamento o masticazione, i GSL sono esposte a un enzima chiamato mirosinasi, presente nella verdura stessa, che li scompone e li idrolizza in isotiocianati, sostanze che sono composti bioattivi. Anche la microflora intestinale umana possiede un’isoforma di mirosinasi e, sebbene in natura esistano diversi tipi di GSL e isotiocianati, la glucorafanina (GRA) e il sulforafano (SFN) sono i composti più studiati e in particolare quest’ultimo presenta le prove più forti di effetti benefici, in virtù di svariati studi e ricerche compiute negli ultimi anni.

I broccoli, e in particolare i suoi germogli, sono riconosciuti come la migliore fonte di SFN e la glucorafanina corrisponde al 90% del contenuto di GSL in alcune delle sue specie. SFN è considerato un composto molto promettente perché si è scoperto che possiede proprietà che prevengono, ritardano o invertono lo sviluppo di lesioni preneoplastiche e migliorano i tassi di sopravvivenza, agendo sulle cellule tumorali come agente terapeutico.

SFN può interagire con molti bersagli molecolari, ma il suo meccanismo d’azione ben descritto è attraverso il fattore nucleare (eritroide derivato 2) simile a 2 siglato come Nrf2, un fattore di trascrizione essenziale per la regolazione dello stato redox cellulare che, nelle cellule non stimolate, rimane come ancorato ad una speciale  proteina, denominata Keap1, formando un complesso inattivo. Quando entra nella cellula, SFN può interagire con Keap1 e interrompere il legame tra Nrf2 e Keap1, che consente l’attivazione di Nrf2 e la successiva traslocazione nucleare. Nel nucleo, Nrf2 si lega all’elemento di risposta antiossidante (ARE), una regione promotrice del DNA di geni che codificano importanti enzimi antiossidanti, come NADPH chinone ossidoreduttasi (NQO1), eme-ossigenasi-1 (HO-1), gamma-glutamilcisteina sintetasi (γ-GCS), tioredossina e superossido dismutasi (SOD). L’aumento della trascrizione dei geni bersaglio Nrf2 porta ad una forte risposta citoprotettiva, che aumenta la resistenza alla carcinogenesi e ad altre malattie la cui patofisiologia e la biologia implica lo stress ossidativo. Inoltre, con l’attivazione di Nrf2, la SFN aumenta l’attività degli enzimi di fase II coinvolti nell’eliminazione dei composti xenobiotici, come la glutatione S-transferasi (GST) e la chinone reduttasi. Da ricordare che l’attivazione di Nrf2, indotta da SFN, provoca l’inattivazione di NF-kB, un cruciale fattore proteico con azione pro-infiammatoria e pro-tumorale.

Diversi studi hanno dimostrato l’effetto protettivo di SFN contro insulti e malattie, il più delle volte utilizzando modelli animali e colture cellulari.

Gli effetti protettivi della SFN contro varie sostanze tossiche sono stati dimostrati in diversi studi utilizzando modelli in vitro e animali. Ad esempio, questa sostanza ha contrastati gli effetti dovuti alla tossicità del bisfenolo A, nonché dei metalli tossici come alluminio, arsenico, cadmio e cromo.  Nel complesso, è stato scoperto che questa sostanza mitiga lo stress ossidativo, la perossidazione lipidica, il danno al DNA e l’apoptosi, oltre a migliorare lo stato antiossidante, i livelli ormonali e i cambiamenti tissutali causati da sostanze tossiche.

Ad esempio, in esperimenti in vitro compiuti su linee cellulari epatiche SFN ha dimostrato di avere un effetto antiossidante molto importante contro la tossicità indotta da cadmio cloruro, oltre a mitigare gli effetti antinfiammatori a livello epatico; in particolare significativi lavori hanno messo in evidenza;

  • effetti antiossidanti: eliminare i radicali liberi e miglioramento dell’omeostasi redox
  • effetti antinfiammatori con attenuazione dell’espressione dei fattori infiammatori del fegato

In altri esperimenti, compiuti su cellule epiteliali sempre di topo, il trattamento preventivo con SFN per 30 minuti ha contrastato significarsi in modo significativo la tossicità indotta da potassio dicromato, la forma più tossica del cromo esavalente, sempre tramite l’espressione del fattore Nrf2 e successiva induzione degli enzimi detossificanti di fase II; inoltre il trattamento ha prevenuto la tossicità a livello polmonare indotta dal cromo Cr (+6)   nei ratti. Un altro ampio esperimento di tossicità indotta con lo stesso dicromato di potassio, condotto sempre sui ratti, si è visto che iniezioni di SFN hanno attenuato le variazioni ematologiche, lo stress ossidativo, la disfunzione cardiaca e i disturbi della struttura e dell’apoptosi delle cellule del cuore, provocate dalla sostanza.

Vari studi sperimentali di tossicità sono stati condotti anche con sali di arsenico, compiuti sempre sui ratti, dove sono state indagate le azioni protettive contro l’ossidazione lipidica e sul danno al DNA, sempre tramite l’induzione degli enzimi di fase II antiossidanti, oltre anche un effetto preventivo sulla tossicità epatica indotta dall’arsenico.

Nella maggior parte degli studi condotti, e in linea con il meccanismo d’azione precedentemente descritto, è stato scoperto che SFN attiva la via di segnalazione Nrf2 mediata da PI3K/Akt , portando alla sovraregolazione di enzimi antiossidanti di fase II prima menzionati, che è stato successivamente collegato alla riduzione dello stress ossidativo e all’inibizione di fattori infiammatori, come il fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-α), l’interleuchina-6 (IL-6), e interleuchina-1 beta (IL-1β). Attraverso questi meccanismi, SNF protegge perciò dalle tossicità epatiche, renali, cardiache, respiratorie e riproduttive causate dalle suddette sostanze chimiche ambientali, metalli pesanti in particolare. Tutti questi risultati suggeriscono che la SFN può avere un potenziale terapeutico importante per mitigare gli effetti tossici di varie sostanze nell’uomo, anche se sono necessari ulteriori studi per confermarne l’efficacia a livello clinico.

E’ necessario ricordare che l’associazione tra sulforafano e licopene, estratto standardizzato dal pomodoro, costituisce una combinazione molto efficace nel rafforzare tutte le azioni detossificanti descritte, anche in virtù della loro specifica sinergia contro il fattore NF-kB sopra menzionato.
Per questo un preparato ideale è costituito da EPI-SULFORAFANO della Epinutrics e distribuito dalla Epinutracell- Cellfood, dove l’associazione di questi 2 nutraceutici si avvale della Tecnologia Medis per migliorarne al massimo la biodisponibilità.

LETTERATURA CONSULTATA

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