Il tempo passa, ma non sembra uguale per tutti. Vediamo ottantenni che dimostrano 15 anni meno, attivi con la memoria e con la muscolatura. Viceversa, alcune persone a 40 anni sembrano già appesantite dal tempo che passa, lamentano acciacchi, dolori, perdite di efficienza.
Da cosa dipende? Il luogo comune ha sempre sostanziato la frase “eh, cosa vuoi, sarà il DNA”.
Purtroppo o per fortuna non è cosi! L’età biologica spesso differisce da quella cronologica per fattori che sono al 98% epigenetici. Ovvero, dipendono da elementi riprogrammabili e mutabili. Dipendono dall’ambiente: come mangiamo, come viviamo, come pensiamo (la parte mentale è di cruciale importanza).
Leonard Schalkwyk e Jonathan Mill, due ricercatori, ci chiariscono bene come stanno le cose.
Invecchiamento cellulare: la metilazione del DNA al centro del problema
Il nostro DNA è come un disco rigido, sul quale ogni giorno innestiamo un programma. In base a questo programma, produciamo proteine. Perciò, gran parte dell’espressione genica dipende da noi. Possiamo determinare quali geni accendere e quali lasciare spenti (ad esempio una predisposizione al diabete).
Ebbene, c’è un processo che influenza tantissimo l’orologio epigenetico, ovvero la velocità con cui invecchiamo: la metilazione del DNA.
Cos’è la metilazione? L’aggiunta di gruppi chimici detti gruppi di metile a una molecola di DNA ed è un meccanismo usato dalle cellule per controllare l’espressione dei geni.
Questo processo differisce tra cellule e tessuti e è stato dimostrato che cambia gradualmente con l’età.
Tracciando come l’età influenza i livelli di metilazione del DNA per tutta la vita, gli scienziati hanno creato un orologio epigenetico e con quello cercano di evincere l’età biologica.
Perché alcuni invecchiano meno? La scienza sta indagando su età biologica ed età cronologica
Molti studi hanno esplorato l’accelerazione dell’età cioè come i nostri orologi possono essere accelerati dalla malattia o dall’ambiente e persino in che modo ciò potrebbe essere correlato al rischio di morte. In sostanza, questo metodo calcola la differenza tra l’età cronologica e quella biologica per un gruppo di persone. Quindi prendiamo questa differenza e verifichiamo se è correlata al profilo delle persone che soffrono di una certa malattia.
Ciò probabilmente consente ai ricercatori di esaminare i cambiamenti dello sviluppo, gli effetti ambientali cumulativi e l’invecchiamento cellulare.
La scienza sta cercando di capire se sia possibile arrestare il processo di invecchiamento su queste basi e vi è una recente scoperta intrigante ma molto preliminare di Steven Horvath, un professore di genetica umana all’Università della California, a Los Angeles, che ha sviluppato il concetto di orologio epigenetico, suggerisce che potrebbe essere possibile. Ma molti ricercatori rimangono scettici.
L’orologio epigenetico funziona? La ricerca di Leonard Schalkwyk e Jonathan Mill
La ricerca di Schalkwyk e Mill è pubblicata su Genome Biology. Essa osserva i dati sugli anziani di due grandi studi, uno eseguito su circa 90 cervelli post mortem di anziani e l’altro su sangue proveniente da circa 1.200 persone di tutte le età; quindi confronta due modelli di orologi epigenetici con i nostri risultati di metilazione del DNA.
Dalla ricerca si evince che l’orologio epigenetico rallenta mentre invecchiamo, in particolare quando entriamo nella vecchiaia. Invece, l’età epigenetica non si muove a un ritmo costante si comporta in modo diverso nei diversi tessuti.
Abbiamo trovato prove evidenti che le età delle persone sono state sistematicamente sottovalutate dall’orologio epigenetico, una volta che le persone avevano più di 60 anni. Al momento, non sappiamo perché il cambiamento della metilazione del DNA rallenta in questo modo e quali siano i meccanismi dietro questo fenomeno”.
Era già noto che i cambiamenti della metilazione del DNA non sono lineari nel corso della vita. L’orologio è stato aggiornato per tenere conto, ad esempio, dei grandi cambiamenti in atto durante l’infanzia e l’adolescenza. Con la quantità di dati ora disponibili, sono possibili orologi più dettagliati e precisi per specifici tessuti e fasce di età.
Se riusciamo a eliminare la discrepanza tra metilazione del DNA ed età cronologica, cosa significa veramente accelerazione dell’età? Se è diversa per le diverse parti del corpo, è probabile che sia correlata a qualche meccanismo di invecchiamento centrale?
In definitiva, il lavoro mostra che i ricercatori devono stare attenti quando usano l’orologio epigenetico per stimare l’età.
SAM-e: un integratore eccellente per aiutare il DNA a rimetilarsi
SAM-e, adenosilmetionina, la molecola tutto fare, aiuta la metilazione. Questa molecola è stata scoperta nel 1952 ed è diventata il tema di migliaia di ricerche.
La S-adenosil-L-metionina (SAM-e) è un composto naturale prodotto dall’organismo, di primaria importanza per il funzionamento corretto di almeno 40 principali serie di reazioni biochimiche. È un coenzima coinvolto in diverse reazioni e ha proprietà eccezionali per la salute.
Fra le cose più importanti, la molecola tuttofare svolge un’azione positiva sui neurotrasmettitori cerebrali, migliora lo stato di salute del fegato in stretta collaborazione con altri nutrienti e, infine, ha il ruolo di “donatore di metile”, ovvero è preziosa per il nostro DNA.
Le metilazioni dell’RNA SAMe-dipendenti svolgono un ruolo critico nell’espressione genica.
Attaccando o rimuovendo un metile a livello di una particolare base del DNA (5-metilcitosina) o di un amminoacido modificato (6-metil-lisina), appartenente agli istoni (proteine di rivestimento della doppia elica) si attiva uno dei principali meccanismi di regolazione epigenetica (modifiche ereditabili delle funzioni geniche non legate a variazioni della sequenza del DNA).
La quantità di SAM-e che si ricava dalle fonti alimentari è veramente esigua. Nemmeno assumere una forte quantità di proteine è sufficiente ad aumentare il livello di SAM-e nell’organismo, sebbene il consumo di una dieta a basso contenuto proteico possa ridurne la capacità di sintesi. Perciò, integrarla è un ottimo modo per garantirne la preziosa azione.
Secondo il dottor Massimo Spattini, uno dei più importanti medici funzionali italiani, il dosaggio ideale varia fra i 100 e i 500 mg al giorno, a seconda dei risultati riscontrati. La somministrazione sublinguale in soluzione colloidale garantisce la massima bio disponibilità.
CELLFOOD SAM-e è un integratore che consente l’assunzione di adenosilmetionina in maniera semplice, attraverso la modalità sublinguale che ne garantisce immediato assorbimento.