Integrare ossigeno non solo si può, ma si deve: ve lo hanno mai detto? È altresì possibile sapere come e quanto. Vi hanno mai detto che la giusta quantità di ossigeno inibisce l’insorgere della patologia? Che modulare l’ossigeno non serve solo al metabolismo ma altresì alla giovinezza?
Sicuramente no. Si nomina l’ossigeno solo a fine vita eppure…tanti premi Nobel ci hanno spiegato che andrebbe integrato MENTRE si vive. E ci hanno anche riferito come le cellule si adattano alle variazioni dell’elemento principe, base della vita.
Tanti, sono i fattori che provocano la mancanza di ossigeno (ipossia), alla base della patologia e dell’invecchiamento. E altrettanti sono i fattori che provocano il pericoloso stress ossidativo, ovvero l’eccesso di radicali liberi.
E allora come possiamo sapere quanto ossigeno ci serve per la salute e per la giovinezza?
Integrare ossigeno: perché è pericoloso quando ne abbiamo poco
Integrare ossigeno è a tutti gli effetti una via efficiente per mantenere la salute: ma come farlo? E quanto prenderne?
Quando la pressione parziale di ossigeno (una misura della concentrazione del gas) scende, nel sangue arterioso, al di sotto del valore soglia di 60 mm Hg, i tessuti vanno incontro ad una condizione definita “ipossia”. Perché si verifica? Le ragioni sono tante. Ci può essere una riduzione dell’ossigeno disponibile nell’aria inspirata (ipossia ipossica), oppure un rallentamento della velocità di circolazione che porta a un aumento dell’estrazione del gas da parte dei tessuti (ipossia stagnante). Altresì, può ridursi la quantità totale di emoglobina circolante funzionalmente attiva (ipossia anemica) o, infine, può esserci un blocco della fosforilazione ossidativa (ipossia istotossica).
Qualunque sia la causa, l’ipossia si accompagna ad uno stato di sofferenza tissutale, spesso subdolo, in quanto difficilmente riconoscibile. Segni di mancanza di ossigeno sono astenia, cefalea, mancanza di concentrazione, etc.. Infatti, solo quando la ridotta disponibilità di ossigeno diviene cronica, essa dà segni in qualche modo patognomonici come pallore, fragilità ungueale, crescita stentata dei capelli etc.
Come e quanto integrare ossigeno: che non sia troppo!
L’eccesso di ossigeno si chiama iperossia ed è altrettanto dannoso! Lo stress ossidativo è il nemico principale della nostra giovinezza, oltre che della salute. Cosa lo causa? L’attività metabolica genera di per sé delle scorie. Ma i sistemi antiossidanti del nostro organismo tengono l’equilibrio bilanciato e le ROS (Reactive Oxygen Species) non sono mai troppe. Ma esistono molteplici fattori che producono radicali liberi a dismisura: fumo, alcol, stress, cibo raffinato, zucchero, inquinanti, campi elettromagnetici, metalli pesanti. Tutto questo fa aumentare la probabilità di generare in maniera incontrollata specie chimiche altamente reattive, quali il radicale idrossile ed il perossido di idrogeno, di cui è ampiamente noto il potenziale istolesivo.
Una somministrazione di ossigeno al di sopra di quella effettivamente richiesta può provocare la trasformazione parziale delle molecole del gas in radicali liberi istolesivi.
Ischemia riperfusione: un danno pericoloso
Continui abbassamenti e innalzamenti di ossigeno causano un problema piuttosto insidioso. Il nostro corpo è spesso sottoposto a fasi di compressione e decompressione, ad esempio il passaggio dalla prolungata posizione seduta, alla posizione eretta. O ancora, se vi sono apnee notturne si ha una oscillazione dei valori di ossigeno. L’ischemia riperfusione si verifica allorché il sangue affluisce copioso lungo un vaso, in precedenza sede di un transitorio ostacolo alla circolazione– funzionale o meccanico. Poi, vi sono condizioni patologiche, ad esempio conseguenze di specifici trattamenti (es. trapianti d’organo, interventi di by-pass, etc.).
In tutti questi casi la transitoria ipossia provoca, attraverso un complesso meccanismo che vede implicati il calcio ed alcune proteasi, la conversione dell’enzima xantina deidrogenasi in xantina ossidasi. Quest’ultima, nel momento in cui la pressione parziale di ossigeno ritorna alla norma, utilizza il prezioso gas per produrre specie chimiche altamente reattive, quali il radicale idrossile e il perossido d’idrogeno, in definitiva responsabili delle lesioni tissutali da riperfusione.
Da questo punto di vista, il fenomeno della ischemia-riperfusione è uno dei fattori primari responsabili del cosiddetto stress ossidativo.
CELLFOOD®: un modulatore di ossigeno unico al mondo
Come facciamo a integrare ossigeno essendo sicuri che sia esattamente quanto serve alle nostre cellule? E quanto dobbiamo prenderne? Esiste un prodotto unico al mondo, frutto di un brevetto straordinario. Capace di un paradosso salutare: dare ossigeno senza ossidare. Si chiama CELLFOOD®.
CELLFOOD® è un sistema colloidale in fase disperdente acquosa, la cui fase polidispersa è costituita da
solfato di deuterio (D2SO4) e da una miscela complessa di 78 minerali, 17 amminoacidi e 34 enzimi in tracce. In particolare, i minerali coprono quasi l’intera tavola periodica, mentre tra i 17 amminoacidi sono compresi tutti quelli essenziali sia per l’adulto (isoleucina, lisina, metionina, fenilalanina, treonina, triptofano e valina) che per il bambino (
arginina ed istidina). Gli enzimi costituiscono un elemento peculiare della formulazione: alcuni di essi svolgono attività idrolitica, altri ossido-reduttasica.
Esperimenti in vitro hanno dimostrato che CELLFOOD® disciolto in acqua alla dose comunemente impiegata come integratore, è in grado di aumentare la disponibilità di ossigeno molecolare (da 1.9 a 3.0 mg/mL dopo 60 minuti).
D’altra parte, studi in vivo, condotti su obesi, fumatori ed atleti – soggetti tutti ad elevato rischio di stress ossidativo – hanno evidenziato che l’assunzione regolare di CELLFOOD® si associa ad una riduzione dei livelli sierici di idroperossidi, marcatori ed amplificatori del danno cellulare
Come agisce CELLFOOD®
CELLFOOD® dà la possibilità di integrare ossigeno, nella dose giusta per favorire la salute e la giovinezza cellulare. Ci leva il problema di capire come e quando integrare ossigeno, perché modula la dose a seconda delle esigenze individuali.
La caratteristica distintiva che rende il prodotto unico nel suo genere, è il solfato di deuterio. Questa sostanza deriva da una formulazione particolare ed esclusiva in cui il deuterio riesce a rimanere stabile, (cosa pressoché impossibile per anni), fino a quando non trova un tessuto a domanda di ossigeno. In questo caso viene attivato da una reazione con l’acqua sulla quale agisce indebolendone i legami molecolari. Ciò porta alla liberazione di ioni H+ e O–.
Gli H+ verranno utilizzati per il compenso metabolico dell’eventuale acidosi, mentre gli ioni O– incontreranno un radicale libero dell’ossigeno, O+ e da questa unione scaturisce ossigeno molecolare.
Ecco che si realizzano tre importanti azioni:
- Eliminazione di un radicale libero dell’ossigeno
- Risparmio di uno scavenger
- Produzione di ossigeno nascente
Normalmente, la posologia è di una goccia tre volte al giorno, salendo gradatamente fino ad arrivare a 8 gocce tre volte al giorno.